domenica 11 ottobre 2009

Gli stipendi e i benefici dei giudici della Corte Costituzionale

A godere di stipendi da nababbo e privilegi dorati non sono solo i parlamentari, ministri, sottosegretari, presidenti di regione e provincia, sindaci, ma anche i massimi vertici del sistema giudiziario italiano fra cui spiccano i giudici della Corte Costituzionale che per poche ore di "lavoro" alla settimana incassano stipendi da capogiro e maturano privilegi a dir poco scandalosi.
Cominciamo dallo stipendio: ognuno dei 15 membri togati che compongono il collegio dell'Alta corte percepisce 416 mila euro lordi all'anno. Una cifra che un operaio non riesce a guadagnare nemmeno in 20 anni di lavoro. Mentre per gli emeriti della Consulta si tratta solo, si fa per dire, di una specie di anticipo percepito a titolo di "aspetttiva" in attesa di sedersi prima o poi nella vera poltrona dorata costituita dalla presidenza del Collegio. In quel caso allo stipendio base viene immediatamente aggiunta una "indennità di rappresentanza per il presidente" pari a un quinto che lo fa balzare a 500mila euro. Il tutto è però accompagnato anche da una interminabile sfilza di privilegi a cominciare da una maxi liquidazione e soprattutto una super pensione che verranno calcolate sulla base dell'ultimo stipendio percepito moltiplicato il numero di anni di lavoro anche se svolti come magistrato e professore universitario e anche se l'incarico alla presidenza della Consulta dura solo pochi mesi. Come è capitato ad esempio a Gustavo Zagrebelsky, giudice dal settembre del 1995 e presidente della Consulta dal 28 gennaio al 13 settembre 2004. Ricongiungendo gli anni della carriera universitaria come professore ordinario con i nove della Corte, alla fine ha accumulato 38 anni di anzianità lavorativa, una liquidazione di 907mila euro lordi (al netto 635mila) e una pensione di 21.332 euro lordi al mese (12.267 netti).
Ogni giudice, oltre ai 416mila euro di stipendio, ha diritto a una segreteria di tre persone oltre a tre assistenti di studio, in gran parte affermati professori universitari o magistrati esperti di diritto incaricati di allestire i fascicoli o delle ricerche d'archivio, che, oltre allo stipendio che continuano a percepire dall'amministrazione di provenienza, riscuotono un'indennità di 33mila 690 euro all'anno. Ma oltre allo staff, il giudice può contare sull'alloggio (2-3 stanze con bagno e angolo cottura) al quinto piano del palazzo della Consulta o nel vicino palazzo di via della Cordonata. E poi carta di libera circolazione sulle ferrovie, rimborso dei viaggi aerei e dei taxi, una tessera Viacard e un telepass per circolare in autostrada. E poi cellulare, computer, telefax e telefono gratis anche nell'abitazione privata. Ha diritto a tutti gli spostamenti con l'auto di servizio e due autisti sempre a disposizione. Privilegi che in gran parte vengono conservati anche dopo il pensionamento, vita natural durante.
Il meccanismo è molto semplice e ben collaudato. Infatti una volta nominato giudice della Consulta, non rimane altro che aspettare il proprio turno di presidenza per fare il "gran botto". Prima di raggiungere il limite di età, ogni giudice che approda alla Consulta ha circa nove anni di tempo per essere nominato presidente; e, a giudicare dal ritmo con cui si susseguono i presidenti dell'Alta corte è scontato che prima o poi per tutti i 15 membri arrivi la tanto agognata poltrona dorata.
La "promozione" a presidente infatti non avviene per particolari meriti. Ma solo ed esclusivamente sulla base dell'anzianità anagrafica. Ecco perché il presidente della Consulta rimane in carica solo poche settimane, qualche mese o un anno al massimo; giusto il tempo per maturare gli ambitissimi privilegi e poi lascia il posto al collega che lo segue.
Ad esempio si prenda l'incarico dell'ultimo presidente, il professor Giovanni Maria Flick, che è durato solo tre mesi, dal 14 novembre 2008 all'11 febbraio 2009, novantadue giorni, per l'esattezza, dai quali vanno sottratti tutte le festività di fine anno. E senza dimenticare che i giudici della Consulta lavorano una settimana sì e una no. Iniziano il lunedì pomeriggio con la camera di consiglio, il martedì c'è l'udienza pubblica, mercoledì discussione di qualche causa e scrittura delle sentenze. Giovedì alle 13 tutti a casa. Poi c'è la settimana "libera" e quindi il ritorno al lavoro nella settimana successiva. Considerando tutto ciò risulta che il professor Flick ha presieduto la sua prima udienza il 18 novembre. Mercoledì 17 dicembre l'ultima camera di consiglio prima di natale. Poi vacanza fino al 13 gennaio. Nemmeno un altro mesetto (udienza l'11 febbraio) e arriva la pensione. I mesi effettivi, dunque, non sono nemmeno due ma, valgono più dell'oro colato.
Allo stesso modo si sono comportati Giuliano Vassalli: in carica dall'11 novembre del 1999 al 13 febbraio del 2000. Appena tre mesi, giusto il tempo di fare le vacanze di natale e il capodanno prima di traslocare e passare all'incasso. Tre anche i mesi di Giovanni Conso e appena quattro quelli di Valerio Onida, sei quelli di Antonio Baldassarre. Con il risultato che a tutt'oggi oltre a una schiera di ex giudici, coi soldi rubati al popolo, lo Stato assicura una vecchiaia dorata a ben sedici presidenti emeriti. Con tanto di autisti e assegni mensili da favola.
Romano Vaccarella, ad esempio, ricongiungendo gli anni di università con quelli alla Consulta, può riscuotere 25.097 euro lordi mensili di pensione (pari a 14.288 netti).
Insomma, mentre milioni di lavoratori, pensionati, cassintegrati e disoccupati sono costretti a sbarcare il lunario rinunciando sempre più spesso anche a beni di prima necessità; la corruzione, il ladrocinio e il malcostume ai danni delle masse lavoratrici e popolari regnano nei piani alti del palazzo e di tutte le istituzioni rappresentative borghesi a tutti i livelli.

15 luglio 2009